«Si è spento oggi pomeriggio, nel suo letto, circondato dal nostro affetto. Una piccola consolazione, pur nel dramma della morte, che si vorrebbe allontanare il più possibile», dice Cristina, figlia di Giuseppe Nardini, 91 anni, re della grappa. Trattiene a stento le lacrime; accanto a lei ci sono la madre Marisa e la sorella Francesca . Il cavalier Nardini è morto nella casa di famiglia, a Bassano del Grappa (Vicenza). «A parte l’età avanzata – continua Cristina – stava bene. Il crollo è avvenuto quindici giorni fa. Ha avuto un malore, forse un ictus, e non si è più ripreso». Nardini rappresenta un’antica dinastia di produttori di grappa che vanta una storia bi-centenaria.
«Innovare nel segno della tradizione»
L’azienda, infatti, fu fondata da Bortolo Nardini nel 1779, a due passi dal mitico Ponte degli alpini, simbolo della cittadina veneta. La tradizione ha dettato legge per molto tempo nella famiglia Nardini. Fino agli anni ’40 del ‘900, infatti, la proprietà è stata tramandata da padre in figlio, mentre le donne godevano solo di una liquidazione in denaro. «Le cose cambiarono nel 1943 quando il cugino di mio nonno, non avendo eredi maschi, lasciò la propria quota alla figlia Maria Elisabetta – ha raccontato Cristina Nardini – Oggi ai vertici ci sono 4 cugini. Ed io sono la prima donna ad avere un ruolo attivo in azienda». Con la benedizione del padre Giuseppe. Il cui motto era «Innovare nel segno della tradizione». Un esempio? Le «Bolle», opera di architettura futuristica dell’architetto Massimiliano Fuksas - laboratorio di ricerca della grappa - realizzate in occasione del 225° anniversario della fondazione dell’azienda.
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